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Amiloidosi

Le amiloidosi sistemiche sono un gruppo di malattie rare causate dall’accumulo di proteine prodotte dal nostro organismo, che si depositano negli organi vitali sotto forma di piccole fibre e li danneggiano. Si stima che ogni anno in Italia circa 800 persone si ammalino di amiloidosi sistemica.

Si conoscono circa trenta tipi diversi di amiloidosi, ciascuno causato da una diversa proteina. Ogni tipo di amiloidosi richiede una terapia differente.

Il danno degli organi colpiti è progressivo e passa da un’iniziale reversibilità a una compromissione più grave. Il successo della terapia dipende dalla precocità e dall’accuratezza della diagnosi.

Gli elementi necessari per la cura dei pazienti con amiloidosi sono:

  • una diagnosi precoce e corretta basata su tecnologie adeguate;
  • una terapia personalizzata adattata alle condizioni di ciascun paziente;
  • uno strettissimo controllo dell’efficacia della terapia per mezzo di marcatori specifici, per individuare e cambiare rapidamente un trattamento inefficace.

Il centro di Pavia ha le tecnologie e l’esperienza per soddisfare queste esigenze, direttamente o attraverso la rete del Gruppo di Studio Italiano per l’Amiloidosi.

Le amiloidosi sistemiche sono spesso difficili da riconoscere e il ritardo nella diagnosi è ancora comune. Per questo, è fondamentale promuovere la conoscenza di queste malattie nella comunità medica. I ricercatori di Pavia sono attivi nel promuovere la diagnosi precoce basata sull’uso di marcatori sensibili di danno d’organo.

I sintomi dipendono dagli organi che sono interessati dalla malattia. Le manifestazioni più comuni delle amiloidosi sistemiche sono legate al coinvolgimento del rene e del cuore e possono rendersi evidenti con gonfiore delle gambe (edemi), difficoltà nella respirazione (dispnea) – in particolare sotto sforzo – e stanchezza.
L’interessamento renale si può manifestare con alterazioni di alcuni esami del sangue (creatininemia superiore ai limiti di riferimento) e delle urine (perdita di proteine). L’amiloidosi cardiaca si può riconoscere con l’ecocardiografia e con la risonanza magnetica nucleare. In alcune forme di amiloidosi, i depositi di amiloide a livello del cuore possono essere individuati con una scintigrafia. L’interessamento cardiaco si studia anche con esami del sangue (NT-proBNP, BNP e troponina), che permettono di definire la gravità della malattia e di individuarla precocemente. Talvolta, i pazienti con amiloidosi possono presentare anche un aumento delle dimensioni del fegato, bassa pressione arteriosa (talora con svenimenti), perdita dell’appetito e calo del peso corporeo, alterazioni della sensibilità alle mani e ai piedi e diarrea. Tutte queste manifestazioni non sono tipiche soltanto dell’amiloidosi, ma si riscontrano spesso in altre patologie più comuni ed è quindi fondamentale che siano interpretate con attenzione dal medico curante. Vi sono tuttavia alcuni segni che si presentano più raramente, ma sono caratteristici dell’amiloidosi e possono essere utili indizi per sospettare la malattia. Essi sono l’aumento di dimensioni della lingua e la comparsa di macchie di colore rosso porpora sulla pelle del volto – in particolare intorno agli occhi – e del collo.

Quando si sospetta l’amiloidosi, il primo passo per arrivare alla diagnosi è documentare la presenza dei depositi di amiloide. Nella maggior parte dei casi non è necessario eseguire la biopsia di uno degli organi coinvolti, ma è sufficiente un piccolo prelievo di grasso addominale con un ago sottile.
Spesso individuare i depositi di amiloide è facile. Tuttavia, questo è solo il primo passo per arrivare a una diagnosi precisa e non è sufficiente per iniziare la cura. Infatti, esistono molti tipi di amiloidosi sistemica:

  • forme che derivano dalla proliferazione delle cellule che producono gli anticorpi,
  • forme ereditarie,
  • forme secondarie a malattie infiammatorie,
  • forme senili.

Ciascuna di queste forme si cura in modo diverso. Distinguere tra un tipo e l’altro non è facile, ma è indispensabile per iniziare la cura. Questo richiede strumenti costosi e tecniche complesse (spettrometria di massa, immunoistochimica in microscopia elettronica, analisi del DNA, ecc.), che sono disponibili soltanto presso centri di riferimento. I ricercatori di Pavia hanno contribuito a sviluppare molte di queste tecnologie e tutte queste analisi sono disponibili presso il centro di Pavia.

Negli ultimi anni, sono stati fatti straordinari progressi nella terapia delle amiloidosi sistemiche e la prognosi dei pazienti affetti da queste malattie è in continuo miglioramento. Ogni anno si rendono disponibili nuovi farmaci, che, qualche tempo prima di essere messi sul mercato, sono disponibili nei centro di riferimento per queste malattie.

L’obiettivo principale della terapia delle amiloidosi sistemiche è rallentare o arrestare la produzione della proteina che causa il danno degli organi coinvolti. Naturalmente, i metodi per ottenere questo risultato sono diversi nei vari tipi di amiloidosi e dipendono dalla diversa proteina in causa. E’ per questo motivo che individuare con certezza e con tecniche adeguate il tipo di amiloidosi ha un’importanza fondamentale. Riducendo la produzione della proteina che forma l’amiloide, il processo che ha portato alla malattia si arresta e la funzione degli organi danneggiati, se il danno non è già irreversibile, può essere recuperata anche completamente.

Recentemente si stanno rendendo disponibili nuove terapie con obiettivi diversi, per esempio impedire alle proteine alterate di formare l’amiloidosi o indurre la dissoluzione dei depositi di amiloide che si sono già formati.

I ricercatori del centro di Pavia hanno sviluppato direttamente o in collaborazione con altri centri per l’amiloidosi in Europa e negli Stati Uniti molte delle terapie che ora si impiegano comunemente nell’amiloidosi e, trattando migliaia di pazienti, hanno accumulato una grande esperienza. A Pavia sono attivi e sono continuamente aggiornati programmi per permettere l’accesso ai nuovi farmaci ai pazienti che possono averne bisogno.

E’ anche molto importante la terapia di supporto, che sostiene la funzione degli organi interessati dall’amiloidosi durante il tempo necessario alla terapia specifica per agire sulla causa della malattia. Il centro di Pavia, grazie a specialisti dedicati e alla collaborazione con altri reparti del Policlinico San Matteo, ha programmi specifici per la terapia di supporto cardiologica, nefrologica, neurologica, per la terapia del dolore e per il supporto nutrizionale.

Più comuni tipi di amiloidosi sistemica

Nell’amiloidosi AL, i depositi di amiloide sono formati da frammenti di anticorpi, le catene leggere, prodotti da cellule che si trovano nel midollo osseo, chiamate plasmacellule. Questa è forma più comune di amiloidosi. L’amiloidosi AL colpisce più spesso il cuore (nel 75% dei pazienti), i reni (nel 65% dei casi), il fegato (20%) e i nervi che trasmettono la sensibilità dai piedi e dalle mani e quelli che regolano la pressione arteriosa (20%). In alcuni casi i pazienti hanno un aumento di dimensioni della lingua e macchie di colore rosso porpora sulla pelle del volto – in particolare intorno agli occhi – e del collo. Spesso più di un organo è coinvolto nello stesso paziente.

La terapia dell’amiloidosi AL si basa su combinazioni di farmaci che hanno lo scopo di uccidere le plasmacellule che producono le catene leggere tossiche. In alcuni casi attentamente selezionati si può eseguire l’autotrapianto di cellule staminali, una procedura in cui la terapia elimina tutte le cellule del midollo osseo, che è poi ricostituito grazie alle cellule staminali del paziente prelevate in precedenza. Negli ultimi anni sono stati sviluppati diversi nuovi farmaci, che sono stati studiati o sono in fase di sperimentazione presso il centro di Pavia.

Le terapie impiegate nell’amiloidosi AL sono simili a quelle usate dagli ematologi per curare un’altra malattia delle plasmacellule chiamata mieloma multiplo. Tuttavia, i pazienti con amiloidosi non hanno solo una malattia del midollo osseo, ma hanno anche un danno di diversi organi che li rende particolarmente delicati. Per questo motivo, trattare un paziente con amiloidosi è molto diverso e richiede accorgimenti particolari, tecnologie adeguate e l’esperienza che si acquisisce seguendo direttamente molti ammalati. Per esempio, sono necessari schemi di terapia personalizzati e un controllo molto frequente di esami specifici per seguire il danno d’organo e l’efficacia della cura. E’ anche molto importante che questi stessi esami siano eseguiti prima di iniziare la terapia, per avere un termine di paragone.

La disponibilità di terapie sempre più efficaci ha molto migliorato le possibilità di cura dei pazienti con amiloidosi AL. Anche se la cura dei soggetti con coinvolgimento del cuore rimane difficile, i due terzi dei pazienti seguiti dal centro di Pavia sono liberi dalla malattia a più di cinque anni dal momento della diagnosi.

Queste amiloidosi sono causate da alterazioni ereditarie dei geni responsabili della produzione di alcune proteine, che conferiscono a queste proteine la capacità di formare depositi di amiloide. In Italia le due forme di amiloidosi ereditarie più comuni sono causate dalle proteine transtiretina (ATTR) e apolipoproteina AI (AApoAI). Gli organi che possono essere coinvolti sono il cuore e i nervi che trasmettono la sensibilità dai piedi e dalle mani e quelli che regolano la pressione arteriosa nell’amiloidosi da transtiretina, il fegato, il rene e il cuore nell’amiloidosi da apolipoproteina AI.

La diagnosi di queste forme di amiloidosi si basa anche sull’analisi del DNA, che rileva le alterazioni dei geni responsabili. Il centro di Pavia offre un programma di consulenza genetica alle persone affette da amiloidosi ereditaria e ai loro familiari.

Negli ultimi anni sono stati fatti molti progressi nella terapia delle amiloidosi ereditarie, in particolare in quella da transtiretina. Sono disponibili o sono in fase di studio diversi nuovi farmaci che possono impedire che le proteine alterate formino i depositi di amiloide, oppure che promuovono la dissoluzione dei depositi già formati. Alcuni pazienti con amiloidosi da transtiretina possono essere trattati con un trapianto di fegato.

Persone che hanno un’infiammazione di lunga durata (per esempio sostenuta da malattie reumatologiche o da infezioni) sono a rischio di sviluppare l’amiloidosi reattiva (AA). Questa forma di amiloidosi è causata da una proteina prodotta dal nostro organismo come risposta all’infiammazione, la “siero amiloide A” (SAA). L’amiloidosi AA interessa quasi sempre i reni e si manifesta con perdita di proteine nelle urine.

La terapia di questa forma di amiloidosi si basa sul controllo della malattia che causa l’infiammazione. E’ possibile misurare la SAA nel sangue e l’efficacia della terapia si controlla documentando la riduzione dei valori di SAA . Questa analisi è disponibile presso il centro di Pavia. Più recentemente, per l’amiloidosi AA, è stato sviluppato un farmaco diretto contro i depositi di amiloide, che è in corso di sperimentazione a Pavia.

L’amiloidosi senile è causata dalla forma normale (detta wild type) di una proteina, la transtiretina, che nell’arco di un lungo tempo è in grado di formare depositi di amiloide. Questa forma di amiloidosi è molto più comune nei maschi e può comparire già dopo i 60 anni, ma diventa più frequente dopo gli 80 anni. Questa forma di amiloidosi coinvolge il cuore. Presso il centro di Pavia saranno presto disponibli terapie sperimentali per l’amiloidosi senile.